Analfabetismo digitale in Italia

Intelligenza artificiale, robotica, big data e realtà aumentata sono già parte integrante della nostra vita quotidiana. La società digitale cresce rapidamente. Nei prossimi mesi, il 5G contribuirà alla nascita delle smart city, il sistema di reti integrate di servizi pubblici. Affinché il sistema funzioni, è necessario quindi che gli operatori dei vari settori siano capaci di dialogare con la tecnologia.


L’indice internazionale su economia e società digitali, considerati la connettività, il capitale umano (le competenze digitali di base e avanzate), l’utilizzo di internet dei cittadini, l’uso dell’e-commerce da parte delle aziende e infine i servizi pubblici digitali, colloca l’Italia al quartultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea.
Per quanto riguarda il capitale umano, alti livelli di competenze linguistiche e matematiche sono raggiunte rispettivamente dal 3,3% e dal 4,5% della popolazione adulta, il 26% ha un livello buono e il 70% ha livelli di competenze inferiori alla media in lettura e scrittura. Il deficit di preparazione aumenta la probabilità di problemi di salute, l’incapacità di incidere sui processi politici, la sfiducia nel prossimo e la bassa propensione a partecipare a pratiche associative.


I cittadini che utilizzano regolarmente internet e servizi a esso connessi, come e-commerce e internet banking, rappresentano il 69% della popolazione. L’e-government è sottoutilizzato, nel corso del 2018 solo il 13% dei cittadini ha presentato documenti elettronici alla pubblica amministrazione, contro il 30% degli altri paesi europei.
Dal punto di vista dell’e-commerce, solo l’8% delle imprese manifatturiere effettua vendite online. Si tratta perlopiù di aziende di grandi dimensioni, mentre l’89% della piccola imprenditoria è ancora analogica o digitale incompiuta. Un quarto dei lavoratori usa quotidianamente software da ufficio, ma il 40% non è in grado di utilizzarlo in modo efficiente, con un differenziale di genere a discapito delle donne. Nonostante l’elevato tasso di disoccupazione giovanile (24%), la richiesta di nuove figure collegate proprio alla conoscenza digitale (robotic & automation manager, T expert ed engineer, cognitive computing expert) rimane in parte inevasa poiché questi profili professionali sono di difficile reperimento.


Possibili soluzioni e linee programmatiche: la digitalizzazione della scuola, ovvero la diffusione dell’impiego delle tecnologie digitali nei percorsi di insegnamento e apprendimento, digitalizzazione degli insegnanti e l’introduzione di un patentino digitale obbligatorio per tutti i giovani che entrano nel mercato del lavoro. Per i lavoratori, occorre avviare un piano nazionale per lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali attraverso gli strumenti della formazione continua, estendendo il diritto di usufruire dei permessi di studio e prevedendo incentivi fiscali per i lavoratori e le aziende.
Per le fasce deboli (disoccupati, neet, anziani): creazione di un fondo nazionale per l’alfabetizzazione digitale che affidi ai Comuni il coordinamento per l’avvio di un’azione mirata a dotare le fasce deboli delle conoscenze digitali necessarie.

Fonte: Gabanelli Milena, Magatti Mauro,“L’Italia sta pagando caro l’analfabetismo digitale. Le colpe e i rimedi”, 09 settembre 2019, DATAROOM Repubblica.it.